Decreto Covid, intervento in aula del senatore Augussori

Roma, 4 marzo: nel pomeriggio di ieri il senatore Augussori è intervenuto in aula sul Decreto Covid.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

AUGUSSORI (L-SP-PSd’Az). Signor Presidente, anche il Gruppo della Lega esprime solidarietà al collega senatore Renzi per il vile atto intimidatorio che ha subito. È già stata emessa una nota congiunta dei nostri capigruppo Romeo e Molinari in rappresentanza di tutto il Gruppo al Senato e alla Camera. (Applausi).

Mettiamo subito in chiaro di cosa stiamo trattando e cosa andremo a votare. Al nostro esame c’è la conversione di uno degli ultimi decreti-legge del Governo Conte, l’ultimo tassello di una gestione farraginosa e caotica dell’emergenza Covid. Chiudiamo questa partita e poi voltiamo pagina. La Lega ora c’è e mette a disposizione del Governo Draghi il suo pragmatismo, le sue idee e le sue proposte. Con responsabilità ci mettiamo al servizio del Paese, per riuscire dove Conte e la sua corte dei miracoli hanno fallito. Serve un cambio di passo: innanzitutto è necessario rivedere la tempistica per l’adozione dei provvedimenti, come chiedono anche le Regioni. Serve che imprese e cittadini vengano a conoscere con congruo anticipo se e quando dovranno riorganizzare le loro attività. (Applausi). Basta con la “annuncite” alla Casalino, quella del venerdì sera per la domenica mattina.

Per stabilire con maggiore limpidità i criteri per definire le zone rosse, arancioni e gialle serve ridurre il numero dei parametri e semplificare il sistema di classificazione delle zone. Una norma, anche se sgradita, è più facilmente sopportata dalle persone se è chiara e trasparente la ratio che l’ha generata. (Applausi). Vogliamo uno Stato amico al fianco dei cittadini, un padre che si prende cura dei figli e non uno Stato padrone che detta ordini incomprensibili. Tra ritorno alla normalità, ripresa delle attività economiche e fondamentale tutela sanitaria il punto d’equilibrio dovrà essere il buon senso; solo questo dovrà essere il nostro faro. A un anno di distanza dall’istituzione dello Stato d’emergenza, deve ormai esserci la consapevolezza di quali regole e norme funzionino e quali meno, quali siano effettivamente efficaci e quali siano inutili per il contenimento della pandemia, quali abbia senso mantenere e quali vadano cambiate o abolite, perché sono unicamente vessatorie e non producono risultati concreti.

A titolo d’esempio, porto alla vostra attenzione il divieto di spostamento tra Regioni gialle o bianche, cioè tra territori aventi lo stesso tasso di rischio. È difficile spiegare ai cittadini che abbiano una qualche minima nozione di geografia perché da Rimini si possa raggiungere Piacenza e non Pesaro, perché da Foggia si possa andare fino a Otranto e non in Molise (Applausi), perché da Bolzano non si possa andare a Trento (distante 60 chilometri) quando da Belluno si può andare a Chioggia (dalle Dolomiti al mare) o da Sondrio si può viaggiare per ore per raggiungere Pavia. Non ci si può spostare dall’Abruzzo al Molise, anche se assieme sono pressoché la metà della dimensione di molte altre Regioni in cui la circolazione è internamente possibile. Tutto ciò è incomprensibile ai più e non fa altro che minare l’autorevolezza e la credibilità dell’insieme delle regole. È forse chiara (altra regola difficilmente accettata, perché non spiegata) la logica che obbliga i genitori a non portare con sé per una visita ai parenti, assieme a quelli più piccoli, anche i figli di quindici anni? I teenager sono forse la categoria più portatrice di contagi e quindi devono essere lasciati a casa da soli? Se ciò fosse vero, come si concilia questa scelta con quelle relative alla scuola e con le altre situazioni che vedono i giovani protagonisti? (Applausi). Se non c’è una logica, si cambi la norma; se la logica invece c’è, allora la si spieghi bene, se si vuole che venga compresa, accettata e attuata. (Applausi). Vedete, colleghi, al momento la realtà al di fuori di questi palazzi è ben diversa da quella teorizzata dai DPCM. Le famiglie si spostano lo stesso, magari con due automobili, ben sapendo che poi, una volta giunti all’interno delle abitazioni, i controlli saranno pressoché impossibili. Chiediamo più contatto con il Paese reale e meno astrattismi dettati da grigi burocrati.

Veniamo a un altro tema trattato dal decreto Conte del 14 gennaio: la piattaforma per la gestione vaccinale prevista dall’articolo 3. Si istituisce uno strumento per monitorare il tracciamento delle dosi di vaccino e degli altri dispositivi e materiali utili. Ci si è preoccupati di come distribuire le dosi, ma il problema era che le dosi non c’erano o, quantomeno, non ce ne sono state in numero sufficiente rispetto ai numeri promessi. Le Regioni si sono attrezzate ed erano pronte a vaccinare in tempi rapidi un elevato numero di cittadini, ma non hanno ricevuto le fiale dal commissario straordinario Arcuri.

Bene hanno fatto, quindi, il presidente Draghi a sollecitare la comunità europea e il ministro Giorgetti ad aprire un tavolo con le aziende farmaceutiche nazionali per attivare la produzione nel nostro Paese, per arrivare a un vero sovranismo vaccinale. (Applausi).

Bisogna agire e intervenire al più presto, perché è evidente che qualcosa non ha funzionato nella sequenza Big pharma-comunità europea-commissario, magari perché qualcuno era troppo distratto a progettare le “primule”.

Signor Presidente, dovrei leggere ancora un’intera pagina dedicata ad Arcuri, all’app Immuni, ai banchi a rotelle, agli appalti per le mascherine, ma credo che a questo punto, anche prendendo spunto dall’azione del presidente Draghi, si possa soprassedere e stralciare definitivamente tutto quanto riguarda il commissario Arcuri. (Applausi).

Ci poniamo, però, un altro interrogativo. Vale la pena creare una nuova piattaforma quando esistono già i servizi informativi regionali ed è istituita un’Anagrafe nazionale dei vaccini? Non avrebbe più senso potenziare e investire in quelle già esistenti? Dobbiamo, infatti, considerare che, stante il fatto che è plausibile che i vaccini garantiscano una copertura annuale, con questi vaccini anti Covid-19 dovremo convivere per anni. Non sarebbe meglio sin da ora inserire la gestione dei dati nel canale ordinario del sistema sanitario nazionale? Sono interrogativi su cui andrebbe fatta una riflessione.

Attenzione e preoccupazione è infine stata espressa dal nostro Gruppo su quanto previsto dall’articolo 5. Il continuo rinvio del termine per il rinnovo agli stranieri dei permessi di soggiorno scaduti comporterà, una volta terminato lo stato d’emergenza, la permanenza sul suolo nazionale di un milione almeno di persone potenzialmente non aventi titolo (al momento abbiamo già superato la soglia delle 700.000), le cui domande di rinnovo verranno esaminate e smaltite in un lungo lasso di tempo. Chiediamo sin d’ora che vi sia quantomeno la previsione di trattare in via prioritaria i permessi scaduti entro i primi sei mesi del 2020, per evitare asincronia nel sistema e sperequazioni che favoriscano coloro a cui da più tempo sarebbe scaduto il permesso di soggiorno.

Mi avvio alla conclusione, Presidente, sottolineando quanto sia fondamentale che d’ora in poi si abbandoni la logica del doppio binario. Infatti, finora, a un decreto-legge sulle regole corrispondeva un successivo decreto-legge sui ristori, emanato giorni dopo, spesso con effetti ritardati di ulteriori sessanta giorni, connessi alla conversione parlamentare. Ciò lasciava nello sconforto per giorni o settimane chi si trovava dall’oggi al domani a veder venir meno l’unica forma per garantire la sussistenza a sé e alla propria famiglia. Se dovessero in futuro essere previste nuove chiusure, queste dovranno essere abbinate in modo contestuale alle conseguenti misure economiche (Applausi) e, aggiungo, non più sotto forma di ristori, ma sotto forma di indennizzi e copertura del danno arrecato. (Applausi).

Si valuti di procedere alla riapertura progressiva delle attività ora chiuse (ristoranti, teatri, palestre); lo si faccia istituendo, se necessario, nuovi protocolli, anche più rigidi, ma si dia la possibilità a chi vive solo del proprio lavoro di riacquisire la propria dignità. Si può fare con poche regole certe, serie e fatte applicare veramente e severamente: chi le rispetta, resta aperto; chi sgarra, paga e viene chiuso. (Applausi).

Signor Presidente, considerate le premesse non condivisibili su cui è nato il provvedimento in esame, risalente al precedente Governo giallo-rosso, che ci hanno portato qualche settimana fa a votare a favore della questione pregiudiziale, ma confidando che d’ora in poi verranno recepite le nostre richieste, cosa di cui abbiamo già avuto dimostrazione con l’approvazione in Commissione di alcuni nostri emendamenti e ordini del giorno, annuncio che il Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione esprimerà un voto di astensione. (Applausi).